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un nuovo modello di città

Manifattura Tabacchi, un esempio di architettura razionalistica a Firenze. L’ex complesso industriale fiorentino, dismesso nel 2001 dopo 70 anni di attività, comprende un’area di 6 ettari, di cui 100mila metri quadri di superficie coperta, distribuita tra 16 edifici. Un’area che il piano di riqualificazione prospetta come un mix funzionale, che potrà rinascere come centro d’aggregazione urbana.

 

Un progetto innovativo, che punta, nei prossimi anni, a dare vita a spazi di coworking, aree verdi, laboratori e atelier, un teatro, un birrificio ricavato all’interno dell’ex centrale termica della struttura, un hotel dove un tempo c’erano i magazzini del tabacco.


Il progetto spazia dagli spazi commerciali ai laboratori d’arte, dall’accoglienza ai servizi per i cittadini e i turisti. E ancora dalla ristorazione fino a location per appuntamenti estemporanei e momenti d’incontro. Tutto questo in un’ottica di sviluppo sostenibile, camaleontico e a basso impatto energetico..


OBIETTIVI DEL RECUPERO DI MANIFATTURA TABACCHI

Fra gli obiettivi principali del recupero della Manifattura c’è l’intenzione di ridare vita a un luogo che ha fatto parte della città, ma che in pochi hanno avuto modo di conoscere dall’interno. L’idea è quella di portare nuove funzioni dentro la struttura, per renderla una città nella città.


MANIFATTURA TABACCHI, QUANDO TUTTO EBBE INIZIO


L’architettura della Manifattura Tabacchi porta la firma di Pier Luigi Nervi, socio dell’impresa Nervi & Nebbiosi. Lui collaborò con il Ministero delle Finanze e, in particolare con l’organo dei Monopoli di Stato che affidò alla ditta numerose commesse in tutta Italia per la costruzione di nuove Manifatture Tabacchi. Il complesso venne inaugurato il 4 novembre 1940, dopo un intenso piano edificatorio iniziato nel 1930. La Manifattura rivestì da subito un ruolo di fondamentale importanza per l’economia, l’urbanistica e la vita socio-economica della città di Firenze.


B9: IL NUOVO POLO DELL'ARTE

Marco e Luca Baldini sono i fondatori di q-bic, lo studio che ha curato la progettazione degli spazi di B9. Si tratta di un concept space aperto all’interno del primo edificio rigenerato dell’ex complesso industriale limitrofo al parco delle Cascine. «Per il progetto di B9 abbiamo dovuto pensare a come inserire dei contenuti nuovi, delle funzioni, all’interno di un edificio industriale prettamente a carattere produttivo, senza snaturarne l’aspetto, caratterizzato dal fascino dato dall’abbandono – spiegano i professionisti, come si legge sul sito di Manifattura Tabacchi -. Ad esempio, le grandi vetrate, che separano gli spazi pubblici da quelli di lavoro dei maker, sono costituite dalle finestre recuperate dalla ristrutturazione dell’edificio B6, in cui avrà sede il Polimoda.


Ogni cosa all’interno dello spazio rappresenta un piccolo pezzo della storia di Manifattura, anche il bancone del bistrot è stato ricostruito riproducendo il vecchio bancone della mensa ritrovato in uno degli edifici. La scalinata esterna, che permette il collegamento tra interno ed esterno e colma il grande dislivello prima presente tra i due spazi, rappresenta perfettamente il concetto di trasformazione, di cambiamento che questa rigenerazione ha portato a B9 – proseguono -. Quello che una volta era il piano di carico, un luogo che non veniva vissuto e che era un ostacolo per fruibilità degli spazi è stato trasformato, non solo in un punto di passaggio che unisce il Cortile della Ciminiera a B9, ma anche in un luogo di aggregazione dove ci si può sedere, mangiare, parlare o godersi l’evento in programma».


I due professionisti spiegano anche che una delle difficoltà maggiori è stata dover tenere presente che l’allestimento di B9 è temporaneo. «B9 è un prototipo, un manifesto di ciò che sarà Manifattura – dicono -. Rappresenta anche la volontà della direzione di aprire questo luogo al pubblico il prima possibile, per renderlo permeabile alla comunità che lo circonda e arricchirlo con la presenza delle persone, senza dover aspettare tutti gli anni necessari al suo completamento».


FABBRICA DELL'ARIA: PROTOTIPO ANTI-INQUINAMENTO

Una soluzione innovativa per ridurre l’inquinamento indoor. Si chiama Fabbrica dell’Aria ed è stato realizzato appositamente per Manifattura Tabacchi. Ideato dal neurobiologo Stefano Mancuso e PNAT, un collettivo di designer, architetti e biologi. Questo dispositivo utilizza e migliora la capacità delle piante di assorbire e degradare gli inquinanti atmosferici.


Il progetto nasce da studi sugli inquinanti atmosferici negli ambienti chiusi, di cui si parla poco, ma che superano a livello di concentrazione gli inquinanti outdoor. Grazie alle specie vegetali presenti nella serra, l’aria dell’open space viene aspirata, filtrata e immessa nuovamente nel locale con una sostanziale riduzione degli agenti atmosferici. Le piante hanno la capacità naturale di ripulire l’aria dagli inquinanti, per farlo però devono essere presenti in grandissime quantità. Artemide e Cosentino sono i due partner tecnici che hanno contribuito alla realizzazione della Fabbrica dell’Aria.


Nello specifico, si tratta di una vera e propria filtrazione botanica, con peculiarità proprie, diverse da quelle tipiche della filtrazione tradizionale: gli inquinanti sono scissi dalle attività biologiche e incorporati nella biomassa delle piante. Come si legge sul sito di Manifattura Tabacchi “il design dei moduli è basato su un filtro botanico sviluppato da PNAT e testato nel laboratorio LINV di Firenze, che ne ha convalidato l’efficacia. Attraverso uno spettrometro di massa, in grado di identificare l’intero spettro di composti volatili, vengono raccolti dati sulla qualità dell’aria che hanno mostrato una riduzione degli inquinanti atmosferici del 98%”.